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Artigianato si definisce un'attività produttiva di oggetti ottenuti manualmente con l'utilizzo, da parte dell'Artigiano, di strumenti ausiliari, una volta autonomamente prodotti, e finalizzati ad un tipo specifico di lavorazione: aspetto quest'ultimo quasi scomparso, facendo ricorso l'artigiano, ormai, a strumenti derivati dalla produzione industriale.

Il termine "artigianato" comprende il complesso della produzione artigiana e, dunque, anche i prodotti finiti, identificandosi con le arti minori: la tendenza a riprodurre modelli e prototipi tipica dell'artigianato ha determinato la propensione ad attribuirgli un senso qualitativo il cui significato lo colloca tra la normale produzione e l'arte.

Tecnicamente, come fenomeno sociale ed economico, l'artigianato non dovrebbe essere oggetto di giudizio estetico, mirando a soddisfare unicamente esigenze pratiche. Tuttavia, poiché in quasi tutti i settori artigiani si sono prodotti oggetti di elevata qualità esecutiva in ogni epoca e cultura, molti di essi hanno finito, universalmente, per essere considerati vere e proprie opere d'arte. Il risultato finale, in ogni caso, è dipendente da molti fattori, tra cui materiali e tecniche con le quali vengono elaborati i manufatti, richiesta e possibilità economiche della committenza, diversi livelli di abilità dell'artigiano.

L'artigianato oggi è anche influenzato dal rapporto con la produzione industriale che fino alla Rivoluzione Industriale, ossia al XVIII-XIX sec., era stata di livello nettamente inferiore qualitativamente; tendenza rapidamente invertita in conseguenza dello stringersi del rapporto tra produzione industriale e scienza e, dunque, del progredire di tecnologie sempre più elaborate per cui, a parte la manualità, il prodotto artigianale ha finito per essere, tecnicamente (ma non come contenuti), inferiore a quello industriale, in ogni caso gravato dalla spersonalizzazione.

L'artigianato nasce nell'ambito delle corti e dei grandi centri di cultura religiosa come i monasteri, transita nel tardo medioevo in quello della nascente cultura borghese e con le Signorie perdette gran parte della spinta iniziale, quando i principi cercarono di differenziarsi dalle necessità pratiche della collettività chiedendo, per loro, una produzione in grado di esprimere una cultura elitaria testimone della personalizzazione del potere politico e quindi si rivolsero a quegli artigiani che più di altri erano riusciti a interpretare le possibilità implicite nei vari settori artigianali.
Questi artigiani, non più parte di un settore generico, finirono per costituire un nuovo ambito che è quello più propriamente dell'arte: l'artista e non più l'artigiano caratterizzò e rappresentò una situazione storica della quale il signore voleva essere protagonista.

L'artigianato raggiunse il massimo splendore tra l'XI e il XIV sec. quando divenne espressione della grande struttura economica e, indirettamente, politica della società europea, caratterizzando lo sviluppo culturale delle città, fornendo le basi delle autonomie comunali su un vasto reticolo di relazioni culturali derivabili dallo scambio delle merci. Simbolo tangibile delle capacità creative e di collaborazione delle comunità cittadine fu all'origine di grandi capolavori.
La separazione tra artigianato e produzione artistica si precisò, invece, nel Rinascimento in conseguenza, da un lato, dell'evoluzione del pensiero estetico e, dall'altro, del mutare dei sistemi politici, economici e sociali sostenuti dall'evolversi di scienza e tecnologie.


La separazione dell'attività artistica da quella artigiana ebbe così gravi ripercussioni sia sul livello medio della produzione che sullo sviluppo delle arti figurative, architettura inclusa, e fu alla base di non poche polemiche che caratterizzeranno l'Europa portando, con John Ruskin (1819-1900) e Williams Morris (1834-1896), alla rivalutazione, fino al revival, dell'artigianato di qualità (quello oggi definito, impropriamente, artigianato artistico).

L'esclusione dell'artigianato dall'ambito delle attività direttive della società tuttavia, con il crescente articolarsi e differenziarsi dei ceti sociali e delle loro disponibilità economiche, non solo non ne determinò la scomparsa ma favorì invece la nascita di sempre nuovi rami specializzati, fino alla necessità di più tipi d'attività per la produzione di un solo oggetto, il che costituì la premessa per il formarsi della tecnica e dell'organizzazione industriale.

Giuridicamente l'artigianato individua un'attività imprenditoriale tenuta in particolare considerazione dalla stessa Costituzione Repubblicana che ne affidava alla legge con l'art. 45 II comma la tutela. La disciplina generale di organizzazione dell'impresa artigiana è perciò precisata dalla L. n.443/1985 in sostituzione della L. n.860/1956 e l'imprenditore può configurarsi anche in forma cooperativa o societaria con esclusione di quelle per azioni o in accomandita per azioni. L'impresa artigiana in forma societaria è tuttavia ammessa solo se a responsabilità limitata con unico socio o in accomandita semplice purchè i soci, oltre ai requisiti suddetti, non siano soci di altra società.

Di fatto l'artigianato sopravvive solo e grazie ad una ristretta e particolare clientela in grado di apprezzarne i limiti e la stessa approssimazione esecutiva tipica del manufatto, ma deve ridurre la portata del proprio lavoro per la scomparsa dell'antico rapporto maestro-apprendista non più sostenibile per il costo della mano d'opera. Resta il grande patrimonio di cultura e storia di cui l'artigianato è portatore, il che ne fa un riferimento ineliminabile per qualsiasi società contemporanea.

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